Anno in Irlanda: intervista a Cassandra

cassandra high school program irlanda

“A chi vorrebbe partire per un anno all’estero consiglio di buttarsi, buttarsi sempre. Per non avere rimpianti.”

Cassandra ha solo diciassette anni eppure sta già facendo un’esperienza di vita autonoma, fuori dalla casa dei genitori. Ha infatti scelto di passare il suo quarto anno di liceo scientifico in una scuola irlandese. Si chiama Exchange Year, o High School Program, ed è un’opportunità che permette di cambiare Paese per un trimestre, un semestre o un intero anno accademico senza perdere l’anno scolastico in Italia. Un’esperienza pazzesca che moltissimi vorrebbero fare: una vita completamente nuova, solo per un periodo. Il tutto naturalmente nella totale sicurezza e protezione: rivolgersi a un’agenzia specializzata significa che in questo impegnativo progetto niente viene lasciato al caso, dalla selezione della famiglia ospitante, alle procedure per accedere alla nuova scuola, dai test attitudinali e linguistici che guidano la scelta, alla logistica riguardante voli, trasporti, visti, assicurazione.

Cassandra ora vive a Thurles, una cittadina irlandese nella verdissima contea di Tipperary, e sta facendo un’esperienza 100% irish. Ci ha chiesto espressamente di rimandarla a casa il più tardi possibile! È partita a settembre scorso e farà un intero anno accademico: l’abbiamo intervistata per voi a metà del suo percorso, anche se naturalmente la sentiamo regolarmente.

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Ciao Cassandra, come stai?

Ti dico solo che speravo che quest’esperienza andasse bene, ma non mi aspettavo che sarebbe andata tanto bene.

Vediamo che indossi la divisa scolastica, ti sei adattata bene a questa novità?

L’estetica della divisa non mi fa impazzire, ma per certi versi facilita le cose: siamo tutti uguali, non ci sono differenze tra noi.

Come si svolge la tua giornata tipo?

Frequento la quarta superiore in Italia, che qui in Irlanda è il quinto anno di sei.

La mattina mi sveglio alle 7.20, mentre in Italia dovevo alzarmi alle 6, 6.30 massimo. La scuola qui inizia alle 8.50. il lunedì e il martedì esco alle 16 e gli altri giorni alle 15.20. Il sabato niente scuola. Mi piace l’idea di stare più a scuola durante la settimana, però per meno giorni.

Dicevo, mi sveglio, faccio colazione e parto verso le 8.10, quando la nostra mamma ospitante porta a scuola me e la ragazza svizzera che vive con noi. Noi frequentiamo la stessa scuola e siamo entrambe al quinto anno, la mamma ospitante lavora alla scuola accanto alla nostra come insegnante quindi riesce anche a portarci a casa all’uscita di scuola. La casa dista circa 20 minuti di auto. Abitiamo nel verde, di fronte a un bosco e il figlio della mia famiglia ospitante ha un maneggio! Quasi tutti i giorni ho la possibilità di fare una passeggiata a cavallo per campi immensi. Quando torno a casa, faccio la doccia, i compiti e poi si cena tutti assieme. Dopo cena a volte andiamo a dormire, altre suoniamo la chitarra e cantiamo o giochiamo a carte. Una situazione praticamente idilliaca.

Che differenza c’è tra la tua nuova scuola e quella italiana? Quale sistema preferisci?

In Italia frequento il liceo scientifico, così qui ho scelto tra le materie opzionali le stesse che studio in Italia, per non rimanere indietro. Il livello è più alto di quello che mi aspettavo. Qui si fanno molti test nel corso dell’anno ma i voti non vanno tutti in pagella né fanno media: ti servono per capire a che livello sei per gli esami di fine anno. Questo mi rende molto tranquilla rispetto allo studio: sto acquisendo una metodologia di apprendimento diversa da quella che conoscevo.

A inizio anno si scelgono le materie che si vogliono seguire; per alcune materie, ad esempio inglese e matematica, si può scegliere anche quale livello seguire. Una volta deciso il piano di studi ti viene assegnata una tabella con tutte le classi che frequenterai. Infatti in Irlanda sei tu che ti sposti per le varie classi e non i professori. Non hai una classe fissa, ogni ora cambi i compagni di classe.

In questo modo conosci molta più gente, però questo significa che è anche più difficile approfondire le amicizie. Se conosci una persona con cui leghi particolarmente, magari la vedi solo un’ora a settimana. Spostarsi da un’aula all’altra ti permette di responsabilizzarti attivamente e anche di prenderti due minuti di pausa, per respirare. In Italia non ti fermi mai, a parte per l’intervallo. Però non saprei scegliere tra i due sistemi, ci sono pro e contro da entrambe le parti. Però le regole scolastiche in Irlanda sono più rigide, soprattutto per quanto riguarda la tecnologia.

Spiegaci meglio.

A scuola non si possono usare strumenti tecnologici senza permesso. Se vieni beccato con un cellulare, vieni mandato dalla preside e ti viene requisito, e nessuno rischia tanto. Dovresti lasciare il cellulare a casa, ma se per caso capita che lo porti con te, devi lasciarlo in un’apposita tasca all’interno della scuola e non puoi comunque usarlo, neanche in cortile. Questo approccio è utile perché in classe non ti distrai e durante le pause sei “costretto” a socializzare.

Hai avuto qualche difficoltà ad adattarti, all’inizio?

Ora sembra tutto rose e fiori, ma bisogna dire che in Irlanda non ho vissuto grossi shock culturali. Solo gli orari sono un po’ diversi…qui per esempio si va a letto prima, entro le 22.30. In alcune famiglie si cena alle 17 o alle 18, mentre nella mia famiglia per fortuna si cena alle 19.

Anche parlare sempre inglese all’inizio è stato un po’ scioccante: l’accento irlandese non è proprio identico a quello che conoscevo. Appena sono arrivata all’aeroporto, ho faticato persino a comprendere il “welcome” della mia nuova famiglia. Per il resto, ci si abitua a tutto, anche al cibo irlandese. Se a volte voglio mangiare un piatto di pasta, chiedo e posso cucinarmelo.

Che rapporto hai con la tua scuola italiana?

A volte sento la coordinatrice; le ho scritto soprattutto all’inizio dell’anno, quando mi servivano dei documenti. Inoltre sono iscritta ai gruppi classroom: quando viene caricato del materiale e affrontati dei nuovi argomenti vedo tutto. Sto cercando di mantenere i rapporti anche con i professori e i compagni.

Che cosa consigli a chi vuole fare la tua stessa esperienza? Che cosa avresti voluto sentirti dire prima di partire?

Consiglio di buttarsi, non aver paura. E di provare tutto quello che si può, perché il tempo vola. Io sono a metà della mia esperienza e mi sembra di essere partita ieri. Spero di aver fatto tutto quello che potevo fare. Non voglio tornare con rimpianti.

I tuoi genitori come stanno vivendo questo momento? Alcuni genitori ci dicono che i ragazzi partono bambini o bambine e tornano uomini o donne.

Bè, certo, si cambia. Mia mamma prima che partissi era preoccupata, non se la sentiva di lasciarmi andare via per un anno intero. Ora mi sentono felice e loro sono felici, parlano a tutti della mia esperienza e le preoccupazioni sono svanite. Ho una famiglia ospitante che dà sicurezza anche a mia mamma. Che comunque è sempre mia mamma: un po’ mi mancherà sempre e io le mancherò sempre.

Perché hai deciso di partire?

Appena ho scoperto che esisteva questa opportunità, ho deciso che la dovevo assolutamente fare e nessuno mi avrebbe fermato. Ero affascinata dall’idea di provare una nuova esperienza completamente da sola, di lasciate il mio spazio sicuro per affrontare il mondo e vivere nuove esperienze. In più mi piaceva l’idea di imparare a parlare inglese in modo fluido. Ho insistito parecchio per poterlo fare e sono felice di averlo fatto. Vorrei tornare a casa il più tardi possibile. Se ci credi, puoi farlo.

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